Parlando di Microchip
(di Giulia Giontella)
Quando si parla di microchip, la prima cosa da chiarire è che non si tratta di una possibile scelta del proprietario di un cane, ma è un obbligo di legge.
Il microchip permette di :
- identificare il cane, e avere memoria per esempio di vaccinazioni particolari
- identificare il proprietario prevenendo casi di abbandono, severamente punibile dalla legge
- identificare i cani smarriti e restituirli ai legittimi proprietari
- combattere i furti o i rapimenti, perché un cane identificabile non è rivendibile
Nei primi due mesi di vita il microchip è impiantabile gratuitamente rivolgendosi al Servizio Veterinario della propria ASL di competenza.
Dopo i due mesi, se si ricorre alla ASL, si rischia una multa, variabile da regione a regione, per il ritardo.
Tutti i veterinari privati sono abilitati all’inserimento del microchip, operazione assolutamente semplice.
Il microchip viene “inoculato” nella parte sinistra del collo del cane, con una siringa dall’ago un po’ più spesso dei normali aghi da iniezione.
Il cane, preso alla sprovvista, probabilmente si lamenterà, più per la sorpresa
che per il dolore assolutamente sopportabilissimo e di breve durata.
I requisiti per poter chiedere ad un veterinario l’inserimento di un microchip al
proprio cane sono:
- essere maggiorenni
- essere incensurati
- risiedere nella regione di appartenenza del veterinario.
Verrà chiesto di compilare un modulo dove inserire i dati anagrafici ma anche cellulare e mail per cui se nel corso della vita del cane dovesse succedere di cambiare cellulare, sarebbe bene comunicarlo alla propria ASL di appartenenza per rendere facile il rintracciare il proprietario, in caso di ritrovamento del cane.
Il cane non deve avere già un microchip, a meno che risulti illeggibile, cosa
che va annotata sul libretto sanitario del cane.
RICORDATE: chi ama il proprio cane lo protegge inserendo il microchip